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Riferimento: Anderson, Joseph, “I rapaci come diffusori secondari di spore fungine micorriziche” (2025). Tesi e dissertazioni elettroniche. Documento 4588. https://dc.etsu.edu/etd/4588
La tesi di laurea magistrale di Joseph Anderson, intitolata “Raptors As Secondary Dispersers of Mycorrhizal Fungal Spores” (I rapaci come dispersori secondari di spore fungine micorriziche), presentata alla East Tennessee State University nell’agosto 2025, esplora un aspetto cruciale e ancora poco compreso dell’ecologia fungina: il ruolo dei rapaci come dispersori secondari di spore fungine micorriziche.. I funghi dipendono da meccanismi abiotici e biotici per la dispersione delle loro spore. Mentre la dispersione primaria, in cui gli animali consumano i corpi fruttiferi (come i tartufi) e depositano le spore attraverso i loro escrementi, è ben documentata, la dispersione secondaria – che coinvolge un predatore che consuma un dispersore primario che ha ingerito le spore – è meno compresa, in particolare per i funghi.
I tartufi, che producono le loro spore sottoterra, sono comunemente consumati da piccoli mammiferi che fungono da dispersori primari. Tuttavia, il raggio d’azione di questi piccoli mammiferi è limitato dai loro piccoli territori e dalle barriere fisiche. I rapaci, in quanto predatori di piccoli mammiferi e capaci di percorrere lunghe distanze, potrebbero svolgere un ruolo chiave nel superare questi limiti di dispersione, offrendo vantaggi unici come il mantenimento o il ripristino della connettività genetica su grandi scale spaziali. Tuttavia, l’influenza delle caratteristiche specifiche dei rapaci e delle spore fungine sui meccanismi di dispersione rimane in gran parte sconosciuta.
Questo studio si è quindi concentrato sulla comprensione dei meccanismi che influenzano la capacità di dispersione secondaria dei rapaci. Ha esaminato in modo specifico come le differenze nella composizione chimica dei sistemi digestivi dei rapaci, le strutture gastrointestinali e i metodi di deposito (feci o palline di rigurgito) influenzano la vitalità delle spore e il loro tempo medio di ritenzione (TRM). L’interazione tra le caratteristiche dei rapaci e quelle dei funghi, come la dimensione delle spore e lo spessore della loro parete cellulare, è stata anch’essa una componente centrale dell’indagine.
Lo studio ha affrontato due questioni principali:
Sulla base della letteratura esistente, le ipotesi erano le seguenti:
A integrazione dell’esperimento sull’alimentazione, è stata condotta un’analisi dei rigurgiti delle civette selvatiche per confermare che la dispersione secondaria dei funghi da parte dei rapaci avviene effettivamente in natura.
Lo studio ha preso in esame sei specie di rapaci (quattro dell’ordine Strigiformes e due dell’ordine Accipitriformes), selezionate per le loro differenze in termini di massa corporea, chimica intestinale e morfologia. Le specie di Strigiformes includevano la piccola civetta ( Megascops asio), il barbagianni (Tyto alba), la civetta capogrosso (Strix varia) e il gufo reale americano (Bubo virginianus). Gli Accipitriformi erano rappresentati dalla poiana dalle ali larghe (Buteo platypterus) e la poiana dalla coda rossa (Buteo jamaicensis).
Sono stati utilizzati tre replicati di ciascuna specie. I rapaci in cattività sono stati alimentati con topi contenenti una miscela di spore di quattro specie di tartufi ectomicorrizici, di dimensioni comprese tra 7 e 70 µm. Le specie di tartufi erano Rhizopogon (circa 6,51 µm), Hymenogaster sp. (circa 20,9 µm), Elaphomyces macrosporus (circa 40 µm di diametro) e Leucangium (circa 69,8 µm). I tartufi sono stati ridotti in polvere e somministrati ai topi.
Le feci e i rigurgiti sono stati raccolti per un periodo di tre giorni. Sono state utilizzate telecamere con intervalli di 5 minuti per registrare il momento esatto di ogni deposito, consentendo così di calcolare il tempo medio di ritenzione. I campioni sono stati poi trattati per quantificare la carica sporale al microscopio e valutare la vitalità delle spore mediante colorazione vitale (ioduro di propidio). È stata misurata anche la densità delle palline per esaminarne la correlazione con il metodo di deposito delle spore.
Per completare il test alimentare, sono stati raccolti grumi e feci nei luoghi di riposo dei barbagianni selvatici nella contea di Washington, nel Tennessee. Questi campioni sono stati analizzati per confermare la presenza di spore fungine micorriziche, dimostrando così la presenza di dispersione secondaria in natura.
I risultati dello studio hanno evidenziato differenze significative nella vitalità delle spore e nei modelli di dispersione, influenzati dalle caratteristiche dei rapaci e delle spore.
• Caratteristiche particolari dei gufi : I gufi hanno mostrato una “coda” nelle loro curve TRM, con piccole quantità di spore rilevabili più avanti nel test, potenzialmente spiegabile con la presenza di un cieco funzionale. Hanno anche mostrato due “picchi” nei depositi, probabilmente legati alla loro attività notturna e ai ritmi circadiani.
I risultati di questa tesi sottolineano l’importanza delle caratteristiche specifiche dei rapaci nel determinare il tempo di ritenzione delle spore e il tasso di perdita di vitalità, nonché il modo in cui tali caratteristiche interagiscono con le caratteristiche delle spore fungine per influenzarne il potenziale di dispersione.
I risultati di questa tesi hanno implicazioni significative per la comprensione delle dinamiche di dispersione fungina e dell’ecologia dei predatori.
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